Storia della mountain bike

Chi ha inventato le mountain bike?

La nascita di questa bicicletta è fatta risalire alla fine degli anni Settanta in California, una evoluzione delle biciclette klunker (ovvero catorci) utilizzate per far gare in discesa su strade forestali. Se si deve dare una paternità alla nuova MTB il nome da fare è quello di Joe Breeze e l’anno è il 1978. Ciclista su strada, come il padre, ha costruito il primo prototipo, noto come Breezer 1.                                                                                                                                                                   

L’evoluzione della MTB

Gary Fisher, Charlie Kelly e Tom Ritchey sono tra i nomi da ricordare nella storia della MTB, si associarono nella MountainBikes. Nei primi anni ottanta vennero vendute le prime mountain bike prodotte su larga scala, che a quel tempo erano poco più che biciclette da corsa irrobustite, con manubrio dritto e gomme più larghe. I costruttori delle mountain bikes adottarono telai più leggeri ed introdussero il cambio di velocità rispetto alla bici che avevano a modello, la Schwimm Excelsior, una bici da lavoro utilizzata negli anni Trenta, con grandi ruote, telaio pesante e resistente, che aveva parafanghi e portapacchi ma era priva dei rapporti di cambio. In Italia, nel 1985, la Cinelli produsse il modello Rampichino.

Le maggiori innovazioni

Il cambio indicizzato Shimano SIS (Shimano Indexing System). Nel 1984, prima si doveva spingere la singola leva in una direzione sino a quando non si era sicuri che la catena fosse salita sul rapporto desiderato e poi riportarla in posizione centrale.

Sospensione anteriore e posteriore. La forcella ammortizzata (sospensione anteriore) è stata introdotta alla fine degli anni ’80 aumentando il controllo e rendendo più confortevole la pedalata. Anche la sospensione posteriore è stata introdotta alla fine degli anni ’80 come le forcelle, permette di tenere sotto controllo il retrotreno della bici nella maggior parte delle situazioni.

Freni a disco idraulici. Introdotti nei primi anni ’90 migliorando la performance e la sicurezza in sella.

Ruote da 29”. Gary Fisher a inizio anni duemila, propose una prima serie di mtb sia front sia biammortizzate.

Tubeless. Gomme senza camera d’aria, che significa maggiore volume interno con la possibilità di usare pressioni inferiori incrementando il controllo e il comfort, minore rischio di forature e pizzicature (usando il liquido sigillante).

Pedali a sgancio. Permette un’azione più efficace e una maggiore sicurezza nel gestire il mezzo, soprattutto su terreni sconnessi.

Reggisella telescopico. A metà degli anni 2000 il primo è stato il Gravity Dropper Descender Post, realizzato da una piccola azienda statunitense.

Giunto Horst. Non è stato il primo schema di sospensione a comparire sul mercato, ma è stato quello che ha dato una svolta all’intero movimento. Perno passante a sgancio rapido. All’inizio fu il Quick Release con sezione di 5 mm a sgancio, ma poi sono comparsi i primi perni con sezione da 20 mm sulle forcelle anteriori.

Fibra di carbonio. Solo negli ultimi 5-6 anni ha raggiunto la piena maturità, dopo una prima fase di “rodaggio”.                                                                                   fonte by redazione viagginbici